Promossa dal Comune di Scandiano, dalla locale Pro Loco e dall’associazione “Scandiano e Identità”, lo scorso 22 giugno nella località sulle prime colline reggiane si è celebrata una commemorazione dei soldati dell’Impero Austro-Ungarico tenuti prigionieri nella Rocca del paese durante la Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della fine (1918-2018).
Il pomeriggio è stato intenso e partecipato da un cospicuo pubblico, presente anche una delegazione di Schützen provenienti dal Trentino Alto Adige: dopo una visita alla Rocca dei Boiardo dove furono alloggiati i soldati austriaci, don Claudio Crescimanno ha celebrato la Santa Messa votiva del beato Carlo I d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria, ultimo sovrano di Boemia e Ungheria, ultimo monarca della Casa d’Asburgo e d’Austria Este, alla prestigiosa presenza del nipote del beato Carlo, l’Arciduca Martino d’Asburgo e d’Austria Este (figlio del secondogenito di Carlo e Zita, Roberto).
In serata, all’interno del Salone d’Onore della Rocca di Scandiano, Elena Bianchini Braglia, autrice del libro 28 giugno 1914. Ferdinando e Sofia. La morte dell’Europa, ha intervistato l’arciduca Martino d’Asburgo sulle drammatiche sorti della Casa Imperiale durante e dopo il primo conflitto mondiale. Curioso il contrasto generazionale tra l’imperatore Francesco Giuseppe e il suo erede Carlo: il primo si rifiutò sempre di usare il telefono, parlando alla bisogna per interposta persona, il secondo aveva quattro linee telefoniche all’interno del suo studio privato; il primo non salì mai su un aereo, il secondo lo usava abitualmente, malgrado i notevoli rischi dei voli dell’epoca.