Newsletter Maggio 2019

Maggio : mese dedicato a Maria Santissima

La dovozione a Maria S.S.  in San Giovanni Paolo II

Percorriamo insieme come in una grande galleria fotografica, le parole e l’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla Madonna. Poche ore dopo essere stato eletto Papa (17 ottobre 1978), quando si rivolse a tutto il mondo, per enunciare le grandi linee del suo pontificato, egli affermò: “In quest’ora,[…] non possiamo fare a meno di rivolgere con filiale devozione la nostra mente alla Vergine Maria, […] ripetendo le dolci parole “totus tuus” (tutto tuo) che […] iscrivemmo nel nostro cuore e nel nostro stemma, al momento della nostra Ordinazione episcopale”. Cosa dire di un uomo che, nel raggiungere il posto più elevato e augusto di questa Terra, proclama di essere “tutto di Nostra Signora”? La risposta è semplice e senza eccessi: Giovanni Paolo II mostrava così di essere un uomo segnato dalla presenza materna della Vergine santa. Perché chi ha devozione per la Madonna porta nella sua anima il segno della predestinazione.

Consacrazione a Gesù Cristo per le Mani di Maria-.  Nel corso del suo lungo pontificato, nelle più diverse situazioni, egli aveva i propri occhi rivolti costantemente alla Madonna. Ha approfittato delle occasioni solenni o intime, delle visite a grandi santuari e piccole chiese, di forum internazionali o di incontri privati per rinnovare sempre la sua “consacrazione a Cristo per le mani di Maria” (Redemptoris Mater 48). Egli ha scelto questo mezzo per far vedere al mondo il proprio amore alla Vergine Maria e il suo desiderio di vivere fedelmente questo compromesso di fedeltà alla sua devozione mariana. E così ha fatto fino alla fine della sua vita. Da dove ha tratto e dove ha trovato i fondamenti per questa radicata devozione a Nostra Signora? Senza dubbio nella Tradizione Cattolica e negli esempi di vita di numerosi santi. Tuttavia, la mariologia di Giovanni Paolo II è stata beneficamente influenzata, soprattutto, da San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673 – 1763) che affermava: “Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo”. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo ( Trattato, 120 – in Rosarium Virginis Mariae 15).

“Il Rosario: la mia preghiera prediletta!”-.Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e profondità”. Queste parole di Giovanni Paolo II, pronunciate il 20 ottobre 1978, una settimana dopo essere stato eletto Papa, aiutano a mostrare atteggiamenti di una spiritualità che egli viveva e che prese corpo durante il suo pontificato. In quel periodo, egli approfondò e maturò la sua devozione a Nostra Signora e ne faceva sempre mostra: recitava costantemente il rosario. Spesso lo si vedeva recitare devotamente il rosario nei momenti di pausa, nei suoi spostamenti nel papamobile, negli incontri più lunghi con i giovani, mentre essi suonavano per lui, e nelle ore di raccoglimento davanti al Santissimo Sacramento o davanti ad una statua di Nostra Signora. Le sue numerose e importanti attività non sono mai state un ostacolo che gli hanno impedito di recitare il rosario. È diventato un fatto noto che nelle udienze che concedeva o nelle visite che faceva, il dono che più faceva era sempre un rosario, anche se la persona non era cattolica o non avesse alcuna Fede. Egli è arrivato persino ad affermare che “mai come nel Rosario il cammino di Cristo e quello di Maria appaiono uniti così profondamente. Maria vive soltanto in Cristo e in funzione di Cristo”.

Contemplare con Maria il volto di Cristo-. Non causa stupore che Giovanni Paolo II abbia desiderato dedicare al Santo Rosario l’anno che è preceduto al Giubileo di Argento del suo Pontificato. Questo è stato un suo desiderio per incentivare “la contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo” (RVM – 3). Così, dopo 25 anni alla guida della Chiesa, il già anziano Karol Wojtyla confermava ancora una volta il “Totus Tuus” della sua vita. “Meditare col Rosario significa consegnare i nostri affanni ai cuori misericordiosi di Cristo e della Madre sua. A distanza di venticinque anni, ripensando alle prove che non sono mancate nemmeno nell’esercizio del ministero petrino, mi sento di ribadire, quasi come un caldo invito rivolto a tutti perché ne facciano personale esperienza: sì, davvero il Rosario « batte il ritmo della vita umana », per armonizzarla col ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, destino e anelito della nostra esistenza”.

Anno del Rosario, anno per il Rosario-. Giovanni Paolo II scrisse nella Lettera Apostolica “Rosarium Virignis Mariae”: “sull’onda della riflessione offerta nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale ho invitato il Popolo di Dio, dopo l’esperienza giubilare, a « ripartire da Cristo », ho sentito il bisogno di sviluppare una riflessione sul Rosario, quasi a coronamento mariano della stessa Lettera apostolica, per esortare alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo. A dare maggiore rilevanza a questo invito, […], desidero che questa preghiera nel corso dell’anno venga particolarmente proposta e valorizzata nelle varie comunità cristiane. Proclamo, pertanto, l’anno che va dall’ottobre di quest’anno all’ottobre del 2003 Anno del Rosario”.

Costante Apostolato attraverso Maria-. Papa Giovanni Paolo II volle sempre lasciare chiaro dinanzi a tutti la propria devozione a Nostra Signora. Questa devozione era una sua forma di camminare nella santificazione, senza dubbio, ma i suoi effetti avevano come corollario il fare l’apostolato, attrarre più anime per Cristo. Egli sapeva che gli esempi influenzano, entusiasmano e trascinano. Giovanni Paolo II trovò nell’esercizio di questa devozione un modo per dimostrare, allo stesso tempo, il suo apprezzamento per la Vergine Maria e per praticare una catechesi mariana, raggiungendo così un maggior numero di anime che potessero aprire i loro cuori a Gesù Cristo. Tutti sapevano che dopo la sua elezione come Papa – come faceva già in Polonia – non ha mai abbandonato la pratica della devozione dei primi sabati, secondo la richiesta di Nostra Signora ai pastorelli di Fatima. Egli volle dimostrare la sua devozione a Nostra Signora quando attribuì all’intercessione di Maria il fatto di essere sopravvissuto all’attentato che lo colpì in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, una data particolarmente associata alle apparizioni della Vergine di Fatima.

Alle udienze pubbliche-. Egli fece uso delle udienze pubbliche dei mercoledì, sempre molto frequentate, per diffondere le glorie di Maria e per propagare la devozione a Lei. Tra gli anni 1995 e 1997, in 58 di queste udienze, il Sommo Pontefice ebbe Nostra Signora come argomento costante. Con una didattica semplice e diretta, capace di raggiungere qualsiasi livello di cultura, egli concedette a tutti coloro che ebbero conoscenza di queste omelie, un’incursione attraverso diversi e svariati temi che costituiscono la mariologia. In una di esse, Giovanni Paolo parlò della “Devozione mariana e il culto delle immagini”. Fu allora, un’occasione per affermare: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…(Galati 4,4). Il culto mariano si fonda sull’ammirevole decisione divina di legare sempre, come ricorda l’apostolo Paolo, l’identità umana del figlio di Dio ad una donna, Maria di Nazaret. Il mistero della maternità divina e della cooperazione di Maria nell’opera redentrice suscita nei credenti di tutti i tempi un’atteggiamento di lode, sia verso il Salvatore sia verso Colei che Lo generò nel tempo, cooperando così nella redenzione. Un ulteriore motivo di riconosciuto amore verso la Beata Vergine è offerto dalla sua maternità universale. Nell’averLa scelta come Madre dell’umanità intera, il Padre celeste volle rivelare la dimensione, per così dire materna, della Sua tenerezza divina e della Sua sollecitudine per gli uomini di tutte le epoche”.  In un’altra di queste udienze dei mercoledì, Giovanni Paolo II ha parlato de “La preghiera di Maria”. Il Papa concludeva così la sua riflessione:”Avendo ricevuto da Cristo la salvezza e la grazia, la Vergine viene chiamata a svolgere un ruolo rilevante nella redenzione dell’umanità. Con la devozione mariana i cristiani riconoscono il valore della presenza di Maria nel cammino verso la salvezza, rivolgendosi a Lei per ottenere ogni genere di grazie. Essi sanno soprattutto che possono contare sulla sua intercessione materna, per ricevere dal Signore [tutto] quanto è necessario allo sviluppo della vita divina e all’ottenimento della salvezza eterna. Come attestano i numerosi titoli attribuiti alla Vergine e i numerosi pellegrinaggi ininterrotti ai santuari mariani, la fiducia dei fedeli nella Madre di Gesù li spinge a invocarLa nei bisogni giornalieri. Essi sono certi che il suo cuore materno non può rimanere insensibile alle miserie materiali e spirituali dei suoi figli”.

I misteri di Luce-.  Se vogliamo completare un po’ di più il profilo mariano dell’anima di Giovanni Paolo II, sarebbe bello ricordare che egli scrisse l’enciclica “Redemptoris Mater” ed anche la lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae”. Questi scritti comprendono un insieme di pensieri, meditazioni e affermazioni di un Papa che aveva già camminato abbastanza sulla strada di Maria. Essi portano riflessioni di un cuore che si innamorò della Santa Madre di Dio, la Vergine Maria. Come corollario di queste meditazioni sul Rosario, il Papa vi aggiunse un nuovo insieme di cinque misteri. Essi formano la quarta parte del Rosario e ricevettero il titolo di “Misteri Luminosi” o “Misteri della Luce”. “Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria”. (RVM) I cinque misteri aggiunti al Santo Rosario faranno sì che il fedele abbia un tempo di contatto maggiore con Nostra Signora. E ciò è fondamentale per il cattolico, perché “percorrere con Maria le scene del Rosario è come andare a ‘scuola’ di Maria per leggere per Cristo, per penetrare nei suoi segreti, per capire il suo messaggio.”

Giovanni Paolo II e Fatima-. Probabilmente la devozione del Papa Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Fatima venne dal periodo di infanzia e della gioventù, perché in Polonia, fin da presto, la storia e il messaggio della Signora della Cova da Iria furono abbastanza diffusi.I vescovi polacchi che parteciparono al Concilio Vaticano II si trovavano tra coloro che più si entusiasmarono quando si trattò della realizzazione della consacrazione del Mondo all’Immacolato Cuore di Maria, secondo la richiesta di Nostra Signora a Fatima. Tra questi vescovi si trovava l’ancora giovane Don Wojtyla, che prese parte attivamente alla difesa e alla divulgazione di questa Consacrazione.Così egli riassunse il suo pensiero su questo tema: “Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, tramite l’intercessione della Madre, alla stessa Sorgente della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente zampilla ininterrottamente con la redenzione e con la grazia.” (Omelia del Papa Giovanni Paolo II, Fatima, 13 maggio 1982 – in Rivista Arautos do Evangelho, Febbraio/2011, nº 110). L’allora Don Karol Wojtyla partecipò alle quattro sessioni del II Concilio del Vaticano. Era presente quando il Papa Paolo VI annunciò l’invio della rosa d’oro al Santuario di Fatima (21 novembre 1964) e quando il Cardinale Cerejeira, nell’ultima sessione del Concilio, invitò tutti i vescovi del mondo ad andare al Santuario nel cinquantenario delle apparizioni (1967).Quando sorvolava il territorio del Portogallo -25 gennaio 1979-, Giovanni Paolo II si ricordava di Fatima nel suo messaggio al presidente: “con cordiali saluti, il nostro pensiero va al diletto popolo portoghese, auspicando loro e implorando Maria Santissima, oggetto di così grande culto, specialmente a Fatima, la continua assistenza e i favori di Dio”.Il 13 maggio 1981 si festeggiavano i 64 anni della prima apparizione di Nostra Signora nella Cova da Iria. Si festeggiava anche il cinquantenario della Consacrazione di Portogallo all’Immacolato Cuore di Maria, e l’Episcopato Portoghese aveva deciso che in questo giorno sarebbe stata rinnovata questa consacrazione. Per l’occasione Giovanni Paolo II aveva inviato un telegramma in cui affermava di considerarsi presente alla cerimonia.Il Cardinale D. Antonio Ribeiro lesse il testo della consacrazione e la preghiera per le intenzioni del Papa. Lesse anche un messaggio in cui ringraziava per il telegramma del Papa e, in nome di tutti, chiedeva a Nostra Signora “le migliori grazie e benedizioni di Dio” per il Papa.  Proprio quel pomeriggio arrivò la notizia dell’attentato contro il Papa. Da quel momento, nel Santuario di Fatima le autorità ecclesiastiche e i pellegrini si unirono in preghiera per il Papa. “Non potevamo lasciar morire il Santo Padre. Grazie alla protezione di Nostra Signora, Consolatrice degli Afflitti, Salute degli Infermi, Madre della Santa Speranza, il Papa non è morto”, diceva il Vescovo di Leiria, un anno dopo.  Possiamo affermare che da quel giorno, il pontificato del Papa Giovanni Paolo II è trascorso nel ritmo della “Signora del Messaggio”, come egli soleva dire. Alcuni momenti sono significativi e mostrano questa sintonia con il messaggio di Fatima: – 13 maggio 1982  primo pellegrinaggio del Papa al Santuario di Fatima; la consacrazione del Mondo all’Immacolato Cuore di Maria, in Piazza San Pietro, alla presenza della statua di Nostra Signora di Fátima, della piccola Cappella delle Apparizioni il 25 marzo 1984; la seconda apparizione, nel decimo anniversario dell’attentato, il 13 maggio 1991; il terzo pellegrinaggio con la beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, a Fatima, e l’annuncio della terza parte del segreto del 1917, il 13 maggio dell’anno giubilare del 2000 e la sua rivelazione completa il 20 giugno dello stesso anno. Ed infine la nuova visita della Statua di Nostra Signora di Fatima in Piazza San Pietro, l’8 ottobre 2000, quando il Papa Giovanni Paolo II consacrò a Nostra Signora il nuovo millennio, alla presenza dei vescovi di tutto il mondo. In allocuzioni e altri documenti ufficiali del suo pontificato, Giovanni Paolo II si riferisce a Nostra Signora di Fatima in 110 occasioni diverse. Il Papa Giovanni Paolo II ha avuto un’ultima attenzione verso Fatima: ha inviato un messaggio a Suor Lucia che, il 13 febbraio 2005 l’ha potuto leggere poche ore prima di morire. Meno di due mesi dopo, il 2 aprile, quando è morto Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro si sentiva costantemente “Ave Fatima”. Cantando, il popolo associava definitivamente Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Fatima.

 a cura di Emanuela Graziosi

INTENZIONI PREGHIERA PER IL MESE DI MAGGIO


*  Per il Romano Pontefice.
*  Per i Cristiani perseguitati e martiri in odium fidei, con particolare menzione  a quelli dello Sri Lanka.
* Per la Chiesa in Africa secondo le intenzioni del Papa .
* Per tutte le mamme, perché come Maria, discepola esemplare, ascoltino e custodiscano nel cuore tutte le parole di Cristo.
* Per la canonizzazione del Beato Carlo.

Preghiere per la Canonizzazione del Beato Carlo d’Austria

Si raccomanda in tutte le riunioni di preghiera o personalmente di recitare l’orazione per la glorificazione del Beato Carlo e la preghiera a Maria Signora di tutti i popoli

Preghiere per la Canonizzazione del Beato Carlo d’Austria

Dio Padre Onnipotente, attraverso il Beato Carlo hai dato alla tua Chiesa un esempio completo di vita cristiana.
La sua vita e tutte le sue scelte e azioni, soprattutto in campo politico e  familiare, sono state sempre fondate sul Vangelo e sull’insegnamento della dottrina cristiana. Il suo amore per Gesù Eucarestia, cresciuto in tempi di grande incertezza, lo ha portato ad unirsi al sacrificio di Cristo attraverso l’offerta della propria vita, per la salvezza dei suoi popoli, nel costante e fiducioso abbandono alla Beata Vergine Maria.
Il Beato Carlo interceda per tutti i bisognosi quando la malattia, lo scoraggiamento, lo sconforto, la solitudine, l’amarezza e le difficoltà della vita mettono a dura prova. Aiutaci, o Padre, a vedere e seguire il suo esempio. Per la sua intercessione ascolta le nostre suppliche ed accogli le nostre preghiere (enunciare la propria intenzione).
Concedi i segni necessari affinché ne sia riconosciuta la santità, a gloria del Tuo nome e per il bene della Santa Chiesa. ( Pater, Ave, Gloria )
Amen.

PREGHIERA A MARIA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI

TESTO DELLA PREGHIERA APPROVATA DALLA CONGREGAZIONE PER LA FEDE (2006)

SIGNORE GESÙ CRISTO,
FIGLIO DEL PADRE,
MANDA ORA IL TUO SPIRITO SULLA TERRA.
FA ABITARE LO SPIRITO SANTO
NEI CUORI DI TUTTI I POPOLI,
AFFINCHÉ SIANO PRESERVATI
DALLA CORRUZIONE, DALLE CALAMITÀ
E DALLA GUERRA.
CHE LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI,
LA BEATA VERGINE MARIA,
SIA LA NOSTRA AVVOCATA. AMEN.

Imprimatur: 6/01/2009

M

Ferrara – aprile 2019

Nel mese di aprile abbiamo ricordato la santa morte del beato Carlo, avvenuta il primo aprile del 1922.

Come consigliato dal delegato nazionale mons. Arnaldo Morandi, la riunione di aprile è consistita nella celebrazione di una s. Messa, conclusa con la recita della preghiera al beato Carlo.

A causa della assenza da Ferrara dell’assistente don Davide — impegnato a Roma per gran parte dei giorni della settimana — non è stato possibile programmare la celebrazione per il primo giorno del mese, ma


domenica 7 aprile alle ore 09,00
nel santuario del Crocifisso di San Luca
in via Giuseppe Fabbri 414

Gebetsliga Convegno a Trento giovedì 11 aprile 2019

Si è svolto nel migliore dei modi e con una nutrita partecipazione, il convegno organizzato a Trento, nell’aula magna del seminario Arcivescovile, dalla Gebetsliga, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Trento e il Comitato 18 Settembre 1917, di Carzano, la cui presidente Signora Piera Degan ha magistralmente curato l’organizzazione in loco.
L’evento, dal titolo: Carlo I d’Asburgo La via della santità e la ricerca della pace nella famiglia e nella politica, ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale Trentino – Alto Adige e ha visto la presenza, tra le altre autorità, di S. E. Mons. Lauro Tisi Arcivescovo di Trento, di Walter Kasswalder Presidente del Consiglio Provinciale della Provincia Autonoma di Trento e di Cesare Castelpietra Sindaco di Carzano.
Il convegno si è svolto in forma di conversazione ottimamente condotto dal Dott. Diego Andreatta Direttore del settimanale diocesano Vita Trentina. Ha fatto gli onori di casa don Severino Vareschi docente di Storia della Chiesa presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Romano Guardini di Trento, introducendo i relatori: S.A.I.R l’Arciduca Martino d’Austria Este discendente del Beato Carlo, il Prof. Marco Cimmino storico della Società Italiana di Storia Militare, Don Fortunato Turrini Professore emerito di lettere e storico e Don Arnaldo Giuseppe Morandi Delegato nazionale della Gebetsliga e vice postulatore della causa di canonizzazione del Beato Carlo.
I relatori, interpellati dal moderatore, si sono alternati nelle risposte prospettando un’ampia panoramica sulla vita e le vicende storiche in cui l’ imperatore Carlo, secondo il giudizio della chiesa, ha esercitato le virtù cristiane in maniera eroica fino a poter essere considerato Beato e in cammino verso la canonizzazione. In particolare si è sottolineata l’attualità della figura del Beato Carlo, la sua testimonianza ed intercessione in particolare sui temi della pace quale fondamento dell’umano consorzio che nasce da una cultura del rispetto reciproco per una convivenza autenticamente civile, dell’impegno del cristiano nella politica e della famiglia cellula fondamentale e necessaria della società umana. Si è messa anche in evidenza la spiritualità personale tipicamente laica di Carlo d’Asburgo che trovava il suo perno nella adorazione eucaristica e in una virile e forte devozione mariana capace di renderlo testimone coerente del Vangelo in ogni ambito di azione: personale, famigliare e pubblico. L’incontro è proseguito dando la parola ai convenuti che hanno formulato interessanti domande ai relatori portato pure testimonianze dei ricordi che le genti trentine hanno del Beato Carlo tramandate sino ai nostri giorni.
Don Morandi ha presentato la Gebetsliga, associazione pubblica di fedeli e la sua attualità auspicando che possa nascere anche a Trento in piena comunione con la pastorale diocesana un esperienza di preghiera per formare gruppi di supporto ai bisogni delle famiglie giovani o in difficoltà e per testimoniare la pace supremo dono del Risorto e stile di vita dei cristiani.
Il convegno è stato conclusi dall’ Arcivescovo Mons. Lauro Tisi che ha espresso sincero apprezzamento per l’iniziativa, ha riassunto e sintetizzato i passaggi più importanti dei lavori invitando tutti a vedere nel Beato Carlo un modello da seguire un testimone credibile e un fratello maggiore a cui rivolgersi nelle necessità della vita.

Roma 4 aprile 2019.

Alle ore 21.00 nella chiesa di Santa Maria dell’Anima ha avuto luogo il primo incontro di preghiera del gruppo romano della Gebetsliga. Organizzato dal nuovo Delegato dott. Eugenio Cecchini, l’incontro si è svolto secondo lo schema ormai stabilito: adorazione eucaristica, recita del santo rosario con la condivisione di una intenziine di preghiera per ogni decina, le litanie lauretane, adorazione personale silenziosa e benedizione eucaristica. Alla fine ci si è recati all’altare della pietà per recitare la preghiera propria davanti alla reliquia del beato Carlo ivi conservata. Era presente mons. Brandmayr rettore di Santa Maria dell’Anima ed assistente generale della Gebetsliga, per sua volontà ha presieduto la preghiera don Arnaldo Morandi delegato nazionale che ha voluto essere presente per l’occasione.

1 aprile 2019

Delegazione di Brescia.
1 aprile 2019. Nel 97° anniversario del pio transito del beato Carlo,  un nutrito gruppo di Cavalieri e Dame dell’Ordine Costantiniano, unitamente a fedeli e devoti giunti anche dalle delegazioni del Trentino, Emilia Romagna e Verona,  ha partecipato a Brescia presso la sede della Gebetsliga e dell’Ordine, nella parrocchia di San Gottardo, alla celebrazione ufficiale con la santa Messa presieduta dal Vescovo Sua Ecc. Mons. Carlo Mazza.
Presenti  e concelebranti anche alcuni Cavalieri di Grazia Ecclesiastici di Brescia e altri sacerdoti con il Delegato nazionale don Arnaldo Morandi.
Mons Mazza, nella sua apprezzatissima omelia, ha richiamato tutti i presenti ai nobili ideali che ispirarono la vita e l’opera del Beato Carlo che ha trovato nella fede la forza e l’ispirazione per dare un esempio ancor oggi attuale e convincente nell’esercizio sereno delle virtù eroiche.
La serata si è poi conclusa con un momento di fraternità dove il vescovo si è intrattenuto a lungo con i presenti complimentandosi anche per le attività caritative della Rappresentanza di Brescia dell’ordine Costantiniano. Verra presto pubblicato in questo sito il testo dell’omelia.

1 aprile 2019


Omelia di Sua Ecc. Mons. Carlo Mazza

Beato Carlo d’ Asburgo (1887-1922)

Si presenta davvero felice la ricorrenza del 97° anniversario della morte prematura di Carlo I° d’ Asburgo (1 aprile 1922) che porta in primo piano la particolare memoria di un imperatore proclamato “Beato” dalla Chiesa cattolica (2004) sotto il pontificato di un papa slavo, San Giovanni Paolo II.

Alla luce del mistero di questa celebrazione liturgica, nella quale si attua di nuovo il sacrificio pasquale di Gesù  per la salvezza del mondo in virtù del quale, per ogni uomo e per ogni evento della storia, si rivela esattamente la consistenza del proprio destino definitivo, il ricordo  nella fede del Beato Carlo ritrova la sua migliore collocazione.

E’ appunto nella visione di fede che vediamo il Beato Carlo assunto nella gloria di Dio e nella festosa assemblea degli eletti, al canto degli angeli e dei santi. A partire da lì, la Chiesa l’ha posto a modello per tutti i cristiani e in particolare per i governanti, anche non coronati da insegne regali, riconoscendo le virtù eroiche esercitate nella sua vita privata, famigliare e pubblica di governo.

Dunque la sua persona, trasfigurata dalla luce di Dio, diviene devotamente imitabile e di potente intercessione, perché il Beato Carlo da umanamente regale è divenuto servo del Signore, da principe del mondo è divenuto  umile discepolo del vangelo della carità politica, da sconfitto ed esule è divenuto vincitore e cittadino del mondo.

In realtà la figura dell’ imperatore Carlo, vissuto nel drammatico travaglio che ha segnato il passaggio e la trasformazione dei regimi politici in Europa, è stata sottoposta a prove gigantesche, pure nella sua giovane età di non ancora trentenne, sia sotto il profilo politico che umano e spirituale, tanto da dare conto delle sue qualità di uomo di  governo e di uomo di Dio attraverso il fulgore della santità.

Nel complesso panorama della fine dell’ ‘800 e degli inizi del ‘900, caratterizzato da insorgenti e diffusi movimenti nazionalistici ed eversivi, culminanti nel criminale attentato all’arciduca erede al trono Francesco Ferdinando a Sarajevo (28 giugno 1914) e nelle sferzanti manovre di opposizione ideologica di stampo massonico, Carlo I°, nel suo brevissimo regno, cercò con ogni mezzo  di destreggiarsi secondo criteri di governo ispirati da fine intelligenza politica e da mite e ammirevole rettitudine morale.

Dovendo far fronte  a contrapposte e ostili operazioni  diplomatiche e da urgenti strategie di guerra, in particolare dopo il repentino e proditorio voltafaccia del Regno d’Italia che stabilì il passaggio dalla Triplice Alleanza al fianco delle potenze dell’Intesa, in un tempo di già deflagrata belligeranza nelle zone orientali, e in procinto di esplodere sul fronte italiano, Carlo si trovò giovanissimo a capo del suo popolo e dell’Esercito imperiale impegnato in diverse postazioni di guerra.

Non v’è dubbio che la sua vicenda politica e umana, e la stessa sua santità, si devono iscrivere dunque in un quadro di alleanze  politico-militari con complicatissime discriminanti sia di ordine strategico che ideologico, presenti nelle diverse cancellerie del Continente, nei diversi e potenti circoli economico-culturali mitteleuropei, e nel vasto e multietnico impero austro-ungarico attraversato da indomati rigurgiti indipendentisti e insurrezionali.

In tale contesto Carlo I° non ebbe timore ad assumere comportamenti e scelte in coerenza rigorosa con la tradizione cattolica e con la fedeltà alla Sede Apostolica che sempre ispirarono il “Sacro Romano Impero” di cui quello austro-ungarico ne era l’erede legittimo e riconosciuto. Lo speciale legame generava uno spirito di tutela dei destini dei popoli sottomessi al governo imperiale in funzione di alti ideali etici e religiosi, patrimonio imprescindibile della cristianità di cui Carlo era  storicamente fedelissimo rappresentante.

In questa prospettiva va sottolineato e tenuto in considerazione, in uno sguardo di valutazione complessiva, il particolare rapporto di Carlo I° con il pontefice romano Benedetto XV,  del quale seguiva integralmente e consapevolmente il magistero e l’indirizzo  del giudizio politico sulle vicende europee.

La Parola di Dio è a nostra istruzione

La Liturgia della Parola odierna (Lunedì della IV settimana di Quaresima: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54) ci istruisce sui valori fondanti il nostro cammino storico di testimoni di Dio e di discepoli del Signore.

Così, nella breve e succinta prospettiva descritta di carattere introduttivo alla nostra celebrazione della memoria del Beato Carlo, prende rilievo, per il nostro cammino di fede, il brano del profeta Isaia che proclama un oracolo di speranza in un contesto messianico e in una visione apocalittica, a cui si ispirò, successivamente, l’evangelista Giovanni che ne trasse spunto per le sue meditazioni sul compimento della storia.

Il profeta Isaia vede e annuncia una metamorfosi della storia, quasi una vera palingenesi, che riguarda il popolo di Israele. Al popolo, che vive in condizioni disperate e apparentemente senza via d’uscita, il profeta rivela con parole alate, rassicuranti, il disegno di Dio in suo favore. L’intervento divino produrrà un tempo di cambiamento radicale nel quale si rovescerà l’ attuale situazione di tristezza e di smarrimento spirituale in vista di una nuova era di benessere 

“Nuovi cieli e nuova terra”

In effetti Dio, come sempre accade nella sua fedeltà, non abbandona il popolo dell’alleanza e, in una prospettiva misteriosa, fa intravvedere un’epoca nuova, risolutiva, con un’immagine folgorante che cambia la realtà di fatto: “Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato” (Is 65,17).

In tale prospettiva, la visione di Isaia è ripresa da San Paolo, come è noto, in riferimento all’azione redentrice di Cristo: “Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Questo rappresenta la novità dell’evento di Cristo che sta al centro della “nuova creazione” (cfr anche Gal 6,15) e interessa tutto l’universo (cfr Col 1,19; 2Pt 3,13; Ap 21,1) (cfr BdG, nota a 2 Cor 5,17).

L’oracolo del profeta apre una situazione inedita a partire da un possente atto creativo di Dio, del tutto gratuito e per sola iniziativa di Dio. Dunque inizierà un’era dal volto nuovo, come un nuovo ordine di valori  di carattere globale e imprevisto. E’ l’annuncio di una nuova creazione in cui l’umanità sperimenta relazioni nuove fondate sulla giustizia e sulla pace, preludio alla scomparsa di ogni tribolazioni, di pianti e di distruzioni.

In prospettiva la fede cristiana intravede il trionfo finale di Cristo, mediante la Croce, sulle potenze del male, sul peccato dell’uomo, e sulle sofferenze causate da eventi funesti. L’evento della redenzione sarà capace di invertire il potere del disordine e costituire un tempo di pacificazione e di cittadinanza felice, significativamente illustrate dal profeta: “Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto” (Is 65,21).

In tal modo il progetto originale di Dio trova compimento nel sacrificio pasquale di Gesù che riscatta l’umanità dalla sua condizione penosa, frutto di condotte peccaminose e di infedeltà alla legge del Signore. Vi è dunque un tempo di catarsi – cioè di purificazione generale come si rivela essere la guerra – dal quale si è redenti non da soli, ma per grazia mediante una fede viva e penitente.

Qui la parola profetica illumina, con una luce rivelativa e istruttiva,  la celebrazione della memoria del Beato Carlo. Lui ha vissuto i “tempi dell’ira” con la nitida coscienza di essere pienamente nella volontà di Dio, solidarizzando con il suo popolo in guerra, attraverso scelte di governo coerenti e atti concreti di bontà, attendendo anche lui “nuovi cieli e nuova terra”, e operando nella convinzione che la guerra fosse “un’inutile strage” (Benedetto XV).

“Quell’uomo credette alla parola…e si mise in cammino

La novità potente di Cristo che muta l’esistenza e ne crea una nuova è visibile anche nel brano del Vangelo di Giovanni. Coerentemente al cammino di Quaresima, che stiamo vivendo, la fede ci sollecita ad uscire da se stessi, ci sospinge ad un incontro affidabile e trasformante con Gesù, perché “solo lui ha parole di vita eterna” (Gv 6,68).

In questo racconto di miracolo, Gesù ci invita a stare nella sua scia, a progredire nella fede e ci indica la strada mediante la figura esemplare di un uomo pagano che, angosciato nella stretta del bisogno, lo supplica per la guarigione del figlio. C’è dunque una situazione di sofferenza che pare insuperabile e che coinvolge un’intera famiglia.

Gesù chiede di fidarsi sulla sua parola: “Va, tuo figlio vive” (Gv 4, 50). In effetti mette alla prova il suo interlocutore. Quell’uomo crede alla parola, senza aver visto, e ritorna sui suoi passi, convinto anche se Gesù apparentemente non ha fatto nulla. E’ la disposizione “beata” che Gesù prefigura per i discepoli futuri (cfr Gv 20,19: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”) e qui si riscontra un anticipo da parte di un pagano!

In realtà, basta la presenza di Gesù. Gesù è la rivelazione dell’amore del Padre e agisce su mandato del Padre, in perfetta sintonia con lui: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,22), per la sicura gioia dell’uomo, perché la vita acquisti senso compiuto e sia ripristinato l’ordine originale della creazione, e questo con un atto di guarigione.

Gesù sa ristabilire l’armonia perduta, sa donare ciò che manca, sa soccorrere là dove l’uomo fallisce, sa di essere la via per ritrovare la verità e la vita (Gv 14,6). E questo accade solo a patto della fede confessata. Infatti del funzionario del re l’evangelista ricorda che “credette lui e tutta la sua famiglia” (Gv 4,53). Qui si fa evidente la potenza della fede che cambia la vita, trasforma la visione del mondo, che apre il “cammino” dietro a Gesù.

Come è accaduto al Beato Carlo. Egli si è lasciato toccare e plasmare da Gesù, incontrato nella comunione eucaristica, e intenerire dalla devozione alla Vergine Maria. Mai subordinò la sua fede cristallina alle esigenze mondane o di puro potere. In tale unione intima con la Grazia santificante, assunse fino in fondo ciò che costituisce l’essenza del vangelo della carità e lo tradusse nel compito di preservare la pace e la giustizia, secondo i diritti dei popoli.

Una vita di santità

Di qui, il profilo di santità del Beato Carlo viene a rivelarsi a tutto tondo. In realtà si evidenzia tenendo in considerazione la tradizione della sua  famiglia di origine, la solida formazione ricevuta in casa, la sua sobria e consapevole entratura negli stili e negli impegni propri dei vari livelli dell’amministrazione imperiale, la vita coniugale e famigliare custodita con vigile premura anche nella breve esperienza di imperatore, e infine la sconfitta e l’esilio accolti e vissuti umilmente “perché Dio ha voluto così”, secondo la testimonianza del Nunzio  apostolico Mons. Lorenzo Schioppa.

Certamente i caratteri della sua santità laicale sono comprensibili a partire dalla sintesi dinamica operata dal Beato Carlo delle doti naturali e delle virtù soprannaturali che in lui si saldarono in una spiritualità solida e feconda di bene, tale da  costituire  un armonico e robusto organismo interiore in cui operava in modo eminente la grazia dello Spirito Santo e la carità di Dio, la somma di tutte le virtù nelle quali si è conformato in radice il pensare, il volere, l’agire.

Così l’ innata mitezza di carattere, coniugata con il costante esercizio di solidarietà verso i poveri e i bisognosi, l’intensa coltivazione della pietà e la ricercata prudenza  politica, contribuirono a edificare il cammino di perfezione e a qualificare una speciale personalità carismatica inscritta in un’umanità appassionata e ricca di valori della migliore tradizione asburgica (Cfr O. Sanguinetti-I. Musajo Somma, Un cuore per la nuova Europa. Appunti per una biografia del beato Carlo D’Asburgo, Crotone, 2010, pp.192-200).

Carlo I° d’Asburgo, quale vero discepolo delle Beatitudini, ha seguito la strada del Signore in modo che la sua vita fosse trasparenza dell’ identità cristiana  e segno di contraddizione in un tempo travagliato e in un ambiente culturale e politico ostile alla dottrina della Chiesa. Si è abbandonato alla volontà di Dio, raggiungendo il suo destino di gloria.

+ Carlo Mazza, vesc. em.

1 Aprile 2019

Delegazione di Brescia.
1 aprile 2019. Nel 97° anniversario del pio transito del beato Carlo,  un nutrito gruppo di Cavalieri e Dame dell’Ordine Costantiniano, unitamente a fedeli e devoti giunti anche dalle delegazioni del Trentino, Emilia Romagna e Verona,  ha partecipato a Brescia presso la sede della Gebetsliga e dell’Ordine, nella parrocchia di San Gottardo, alla celebrazione ufficiale con la santa Messa presieduta dal Vescovo Sua Ecc. Mons. Carlo Mazza.
Presenti  e concelebranti anche alcuni Cavalieri di Grazia Ecclesiastici di Brescia e altri sacerdoti con il Delegato nazionale don Arnaldo Morandi.
Mons Mazza, nella sua apprezzatissima omelia, ha richiamato tutti i presenti ai nobili ideali che ispirarono la vita e l’opera del Beato Carlo che ha trovato nella fede la forza e l’ispirazione per dare un esempio ancor oggi attuale e convincente nell’esercizio sereno delle virtù eroiche.
La serata si è poi conclusa con un momento di fraternità dove il vescovo si è intrattenuto a lungo con i presenti complimentandosi anche per le attività caritative della Rappresentanza di Brescia dell’ordine Costantiniano. Verra presto pubblicato in questo sito il testo dell’omelia.

Ferrara – marzo 2019

La riunione del mese di marzo della delegazione ferrarese della gebetsliga si è tenuta

giovedì 21 marzo 2019 alle ore 21
nella sede di Alleanza Cattolica in Ferrara
in via M. M. Boiardo 14

Dopo la recita del santo Rosario – davanti alla statua della Madonna e alla reliquia portata dall’assistente spirituale don Davide – abbiamo assistito insieme alla proiezione del filmato realizzato dal dott. Alfredo De Filippis in Cattedrale il 2 dicembre 2018 in occasione del solenne posizionamento della reliquia e della icona donata dalle monache benedettine.
Su invito del dott. De Filippis il delegato dott. Massimo Martinucci ha provveduto a pubblicare il video in YouTube: lo potete trovare all’indirizzo
https://youtu.be/4zP3LdLw_p0