Reliquie del b. Carlo a Ferrara
NOVEMBRE 2018
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Santa Messa in onore del Beato Carlo a Trento.
Oggi 4 novembre 2018 è stata celebrata in Trento, Chiesa della SS. Annunziata, una Santa Messa in terzo in V. O. in onore del Beato. Officiante don Rinaldo Bombardelli, presenti le rappresentanze della Kaiser Karl Gebetsliga del Tesino e di Verona. Presenti anche delegati del Sovrano Militare Ordine di Malta dell’alta Italia, le Suore ed i Frati Francescani dell’Immacolata, nonché alcuni membri della Schützenkompanie Kaiser Maximilian I di Trento. Alla fine della cerimonia è stata esposta alla venerazione dei fedeli una reliquia del Beato.
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I SANTI
Commemorato a Massa il Beato Carlo d’Asburgo
A cent’anni dal termine del primo conflitto mondiale è sempre più viva la memoria dell’Imperatore Carlo. Alla morte aveva soltanto trentaquattro anni ed era in esilio a Madeira, cacciato dalle forze politiche massoniche che si erano rafforzate in Austria dopo la prima guerra mondiale e che si opponevano a Carlo perché cattolico osservante e rappresentante gli ideali perseguiti dalla Chiesa. Negli ultimi giorni di vita chiama a sé il figlio primogenito Otto perché veda “come muore un imperatore”, perdonando, nel contempo, tutti i suoi nemici. Suo moglie Zita rimase sola e senza mezzi di sussistenza, madre vedova con sette figli, da uno a nove anni. Non tutti sanno che fu san Giovanni Paolo II a volere fortemente la beatificazione di Carlo, che in Vaticano, a dire il vero, non tutti approvavano, ritenendo a torto l’imperatore Carlo un guerrafondaio, forti di quanto la storia – con la “S” maiuscola e quindi quella “ufficiale” – ha voluto falsamente propinarci. Il suo amore per Cristo lo porta, invece, ad essere generoso e per questo suo amore verso la religione, la preghiera e la carità per il prossimo, entrando, fra l’altro, nell’Ordine di Malta. Anatole France, premio Nobel per la Letteratura nel 1921, scrisse di lui: “L’imperatore Carlo è l’unico uomo decente – emerso durante la guerra – ad un posto direttivo; ma non lo si ascoltò. Egli ha desiderato sinceramente la pace, e perciò viene disprezzato da tutto il mondo”. E lo scrittore inglese Herbert Vivian, che lo aveva conosciuto: “Carlo era un grande capo, un principe della pace, che voleva risparmiare al mondo un anno di guerra; un uomo di Stato con idee salvatrici per i complicati problemi dei suoi paesi; un monarca che amava i popoli, un uomo senza paura, d’animo nobile, di prestigio, un santo, dalla cui tomba si diffonde benedizione”. Il 21 novembre 1916, Carlo I d’Asburgo sale al trono con un solo pensiero: la pace. Sviluppa una rete diplomatica verso le capitali europee in conflitto, aiutato anche da Papa Benedetto XV, ma tutti i tentativi falliscono, osteggiati da personaggi che vedono in lui e nella sua grande fede cattolica un nemico. Con il crollo dell’Impero, il 12 novembre 1918 a Vienna si proclama la repubblica. La perfidia del mondo diffonde su di lui false calunnie ed oltraggi. Nel 1920 mons. Eugenio Pacelli, nunzio apostolico a Monaco di Baviera, ha un giorno l’occasione di viaggiare in treno con lui. Al ritorno, il futuro Pio XII, nella cappella della nunziatura, dirà ad alta voce: “Ti ringrazio, o Signore, di avermi fatto incontrare così grande anima”.
Domenica 28 ottobre, nel pomeriggio, la Delegazione apuana della Gebetsliga Kaiser Karl ho voluto rendere omaggio al Beato presso la Pieve di San Vitale (Mirteto – Massa) venerando la sua reliquia al termine della Messa e recitando la preghiera per la sua canonizzazione. Alla celebrazione è seguita la conferenza dal titolo “Carlo I d’Austria e la pace sabotata”, con gli interventi dell’ avv. Umberto Zangani, del prof. Simone Ziviani, di don Fabio Arduino, direttore del Centro Diocesano Vocazioni, e di don Emanuele Borserini, delegato della Gebetsliga. È stata anche l’occasione per ricordare un santo giovane proprio nel giorno in cui a Roma si è concluso il Sinodo dedicato ai giovani.
Fonte: Vita Apuana, 4 novembre 2018
2 Novembre 2018
Il gruppo di preghiera di Brescia, si è riunito alle 20:30 nella parrocchia di San Gottardo dove è stata celebrata la terza messa prevista dalla liturgia del giorno dei morti in suffragio di tutti i defunti e dei caduti di tutte le guerre.
Newsletter novembre 2018
Unione di Preghiera Beato Carlo per la Pace e la Fratellanza tra i Popoli
Italia
” Novembre
mese delle Anime Sante
del Purgatorio”
Lo scorso 14 ottobre papa Francesco, in piazza San Pietro, ha proclamato Santo Paolo VI, pare bello proporre per la riflessione i suoi pensieri sul mistero della morte tratti dal testamento.
IL TESTAMENTO DI PAOLO VI
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Fisso lo sguardo verso il mistero della morte, e di ciò che la segue, nel lume di Cristo, che solo la rischiara; e perciò con umile e serena fiducia. Avverto la verità, che per me si è sempre riflessa sulla vita presente da questo mistero, e benedico il vincitore della morte per averne fugate le tenebre e svelata la luce.
Dinanzi perciò alla morte, al totale e definitivo distacco dalla vita presente, sento il dovere di celebrare il dono, la fortuna, la bellezza, il destino di questa stessa fugace esistenza: Signore, Ti ringrazio che mi hai chiamato alla vita, ed ancor più che, facendomi cristiano, mi hai rigenerato e destinato alla pienezza della vita.
Parimente sento il dovere di ringraziare e di benedire chi a me fu tramite dei doni della vita, da Te, o Signore, elargitimi: chi nella vita mi ha introdotto (oh! siano benedetti i miei degnissimi Genitori!), chi mi ha educato, benvoluto, beneficato, aiutato, circondato di buoni esempi, di cure, di affetto, di fiducia, di bontà, di cortesia, di amicizia, di fedeltà, di ossequio. Guardo con riconoscenza ai rapporti naturali e spirituali che hanno dato origine, assistenza, conforto, significato alla mia umile esistenza: quanti doni, quante cose belle ed alte, quanta speranza ho io ricevuto in questo mondo!
Ora che la giornata tramonta, e tutto finisce e si scioglie di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena, come ancora ringraziare Te, o Signore, dopo quello della vita naturale, del dono, anche superiore, della fede e della grazia, in cui alla fine unicamente si rifugia il mio essere superstite? Come celebrare degnamente la tua bontà, o Signore, per essere io stato inserito, appena entrato in questo mondo, nel mondo ineffabile della Chiesa cattolica? Come per essere stato chiamato ed iniziato al Sacerdozio di Cristo? Come per aver avuto il gaudio e la missione di servire le anime, i fratelli, i giovani, i poveri, il popolo di Dio, e d’aver avuto l’immeritato onore d’essere ministro della santa Chiesa, a Roma specialmente, accanto al Papa, poi a Milano, come arcivescovo, sulla cattedra, per me troppo alta, e venerabilissima dei santi Ambrogio e Carlo, e finalmente su questa suprema e formidabile e santissima di San Pietro? In aeternum Domini misericordias cantabo.
Siano salutati e benedetti tutti quelli che io ho incontrati nel mio pellegrinaggio terreno; coloro che mi furono collaboratori, consiglieri ed amici – e tanti furono, e così buoni e generosi e cari!
benedetti coloro che accolsero il mio ministero, e che mi furono figli e fratelli in nostro Signore!
A voi, Lodovico e Francesco, fratelli di sangue e di spirito, e a voi tutti carissimi di casa mia, che nulla a me avete chiesto, né da me avuto di terreno favore, e che mi avete sempre dato esempio di virtù umane e cristiane, che mi avete capito, con tanta discrezione e cordialità, e che soprattutto mi avete aiutato a cercare nella vita presente la via verso quella futura, sia la mia pace e la mia benedizione.
Il pensiero si volge indietro e si allarga d’intorno; e ben so che non sarebbe felice questo commiato, se non avesse memoria del perdono da chiedere a quanti io avessi offeso, non servito, non abbastanza amato; e del perdono altresì che qualcuno desiderasse da me. Che la pace del Signore sia con noi.
E sento che la Chiesa mi circonda: o santa Chiesa, una e cattolica ed apostolica, ricevi col mio benedicente saluto il mio supremo atto d’amore.
A te, Roma, diocesi di San Pietro e del Vicario di Cristo, dilettissima a questo ultimo servo dei servi di Dio, la mia benedizione più paterna e più piena, affinché Tu Urbe dell’orbe, sia sempre memore della tua misteriosa vocazione, e con umana virtù e con fede cristiana sappia rispondere, per quanto sarà lunga la storia del mondo, alla tua spirituale e universale missione.
Ed a Voi tutti, venerati Fratelli nell’Episcopato, il mio cordiale e riverente saluto; sono con voi nell’unica fede, nella medesima carità, nel comune impegno apostolico, nel solidale servizio al Vangelo, per l’edificazione della Chiesa di Cristo e per la salvezza dell’intera umanità. Ai Sacerdoti tutti, ai Religiosi e alle Religiose, agli Alunni dei nostri Seminari, ai Cattolici fedeli e militanti, ai giovani, ai sofferenti, ai poveri, ai cercatori della verità e della giustizia, a tutti la benedizione del Papa, che muore.
E così, con particolare riverenza e riconoscenza ai Signori Cardinali ed a tutta la Curia romana: davanti a voi, che mi circondate più da vicino, professo solennemente la nostra Fede, dichiaro la nostra Speranza, celebro la Carità che non muore, accettando umilmente dalla divina volontà la morte che mi è destinata, invocando la grande misericordia del Signore, implorando la clemente intercessione di Maria santissima, degli Angeli e dei anti, e raccomandando l’anima mia al suffragio dei buoni.
……..(seguono disposizioni che si tralasciano mentre il testamento conclude con altre disposizioni che ci possono dare una bella testimonianza nonché ispirazione)…….
Circa le cose di questo mondo: mi propongo di morire povero, e di semplificare così ogni questione al riguardo.
Per quanto riguarda cose mobili e immobili di mia personale proprietà, che ancora restassero di provenienza familiare, ne dispongano i miei Fratelli Lodovico e Francesco liberamente; li prego di qualche suffragio per l’anima mia e per quelle dei nostri Defunti. Vogliano erogare qualche elemosina a persone bisognose o ad opere buone. Tengano per sé, e diano a chi merita e desidera qualche ricordo dalle cose, o dagli oggetti religiosi, o dai libri di mia appartenenza. Distruggano note, quaderni, corrispondenza, scritti miei personali.
Delle altre cose che si possano dire mie proprie: disponga, come esecutore testamentario, il mio Segretario privato, tenendo qualche ricordo per sé, e dando alle persone più amiche qualche piccolo oggetto in memoria. Gradirei che fossero distrutti manoscritti e note di mia mano; e che della corrispondenza ricevuta, di carattere spirituale e riservato, fosse bruciato quanto non era destinato all’altrui conoscenza.
Nel caso che l’esecutore testamentario a ciò non possa provvedere, voglia assumerne incarico la Segreteria di Stato.
Raccomando vivamente di disporre per convenienti suffragi e per generose elemosine, per quanto è possibile.
Circa i funerali: siano pii e semplici (si tolga il catafalco ora in uso per le esequie pontificie, per sostituirvi apparato umile e decoroso).
La tomba: amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me.
E circa ciò che più conta, congedandomi dalla scena di questo mondo e andando incontro al giudizio e alla misericordia di Dio: dovrei dire tante cose, tante. Sullo stato della Chiesa; abbia essa ascolto a qualche nostra parola, che per lei pronunciammo con gravità e con amore. Sul Concilio: si veda di condurlo a buon termine, e si provveda ad eseguirne fedelmente le prescrizioni. Sull’ecumenismo : si prosegua l’opera di avvicinamento con i Fratelli separati, con molta comprensione, con molta pazienza, con grande amore; ma senza deflettere dalla vera dottrina cattolica. Sul mondo: non si creda di giovargli assumendone i pensieri, i costumi, i gusti, ma studiandolo, amandolo, servendolo.
Chiudo gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica, chiamando ancora una volta su di essa la divina Bontà. Ancora benedico tutti. Roma specialmente, Milano e Brescia. Alla Terra santa, la Terra di Gesù, dove fui pellegrino di fede e di pace, uno speciale benedicente saluto.
E alla Chiesa, alla dilettissima Chiesa cattolica, all’umanità intera, la mia apostolica benedizione.
Poi: in manus Tuas, Domine, commendo spiritum meum.
Ego: Paulus PP. VI.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 30 giugno 1965, anno III del nostro Pontificato.
Il Purgatorio
San Roberto Bellarmino afferma:
“Dopo la morte sono rare le anime che vanno direttamente in Paradiso;
la moltitudine delle altre che muoiono in grazia di Dio
debbono essere purificate dalle pene acerbissime del Purgatorio”.
Indulgenza Plenaria per i cari defunti |
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Intenzioni di preghiera per il mese di novembre
- Per il Santo Padre il Papa.
- Per tutti i nostri cari defunti e le anime del purgatorio affinché le comunità e i singoli tornino a nutrire fiducia nella preghiera di suffragio che tanto beneficio porta alle anime anelanti il paradiso e pronte a corrispondere preghiere di intercessione per i bisogni dei loro benefattori.
- Perché gli ammalati e chi soffre anche nell’anima e nella mente, per quanti si affidano alla nostra preghiera, non si ripieghino su se stessi e sul proprio dolore, ma abbiano la forza, la consolazione e il coraggio di mettere le loro sofferenze accanto al Crocifisso per la salvezza del modo e delle anime.
- Per i sacerdoti e i vescovi ministri dell’ Altare e guide del Popolo di Dio affinchè conformino sempre più la loro vita al mistero che celebrano nella ricerca continua della santificazione personale e della chiesa.
- Perché la Chiesa riconosca presto la santità del Beato Carlo d’Austria.
Ferrara – Primo novembre 2018
In occasione della Solennità di Tutti i Santi l’Arcivescovo di Ferrara Comacchio, nella omelia del pontificale celebrato in Cattedrale, richiamando la pagina evangelica di Matteo delle Beatitudini, ci ha ricordato i passi del cammino di santità.
Il primo passo nel cammino della santità è essere poveri in spirito, il secondo è essere miti, il terzo consolare chi è nel pianto. Seguono poi il desiderio di giustizia, il vivere la misericordia e la ricerca della purezza del cuore. Infine, ultimi due passi verso la santità, ricercare la pace e sopportare la persecuzione per la giustizia.
L’arcivescovo infine ha ricordato la figura del beato Carlo con queste parole:
«Nella professione della comunione dei santi, quest’anno vogliamo ricordare un beato della Casa d’Este, il Beato Carlo D’Asburgo Este. Lo ricordiamo a cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, nel 1918, tra i protagonisti di una delle forze belligeranti, l’Impero Austro-Ungarico. Giovane erede al trono dell’Impero, il beato Carlo ha condiviso, con due tentativi, la ricerca della pace di Papa Benedetto XV, perché cessasse “un’inutile strage”, alla fine della quale si conteranno in Europa oltre 16 milioni di morti, 20 milioni di feriti e 24 milioni di profughi. Una ricerca di pace nata da una vita di preghiera intensa, da una storia matrimoniale e familiare di fede con la moglie Zita, unita a un desiderio profondo di giustizia, di unità e fraternità. La reliquia del suo corpo donata dal nipote, Sua Altezza Martino d’Asburgo Este e posta su un altare di questa nostra Cattedrale e nel Monastero di S. Antonio in Polesine – grazie all’interessamento della Gebesliga, l’Unione di Preghiera Beato Carlo per la Pace e la Fratellanza tra i Popoli, presente nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio – a 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale e a 50 anni dall’istituzione da parte di San Paolo VI della Giornata mondiale della pace – diventerà un invito permanente a ricercare sempre la pace, l’unità e la giustizia, come strade nel cammino quotidiano di santità».
Alla sera, nella sala conferenze della diocesi, introdotto dal Vicario Generale mons. Massimo Manservigi, il delegato diocesano dott. Massimo Martinucci ha presentato i relatori della serata: il delegato nazionale mons. Arnaldo Morandi che ha portato il suo saluto; il delegato piacentino prof. Maurizio Dossena che ha svolto l’apprezzata relazione sul tema «Carlo d’Asburgo. Non un santo per caso imperatore, ma un imperatore santo. La politica come prospettiva di attuazione dell’ordine terreno in costante riferimento a quello celeste» e infine l’Arcivescovo Gian Carlo Perego che ha svolto le considerazioni finali.
Il Beato Carlo d’Asburgo commemorato in Toscana – ottobre 2018
Bientina (PI), 20 ottobre 2018
Massa (MS), 28 ottobre 2018